Felicità è salute: come “vivere di più” ma soprattutto come “vivere meglio”

L’aspettativa media di vita sappiamo essere un dato in costante aumento negli anni. I dati ISTAT al primo gennaio 2020 riportano che l’età media in Italia è di 45,7 anni, con una speranza di vita alla nascita pari a 85,3 anni per la donna e 81,0 per l’uomo.

La fine della vita sopraggiunge in età sempre più avanzata e
con un’evidente asimmetria, in quanto è più probabile avvenga prima
nell’uomo piuttosto che nella donna.

Avere una vita più lunga non significa però poter contare su
una salute più duratura, poiché, in parallelo, è aumentato ad esempio anche il
numero dei malati cronici. Molteplici sono i fattori che entrano in
gioco in questo fenomeno: gli effetti delle riforme sanitarie, l’avanzamento
nel campo delle scienze mediche, la prevenzione, il miglioramento delle
condizioni economiche…

Come possiamo vivere in salute questi anni in più che ci vengono “concessi”? Cerchiamo di capire non solo come “vivere di più”, ma soprattutto come “vivere meglio”.

Cosa si intende esattamente quando si parla di salute?

Definire la salute come “assenza di malattia sarebbe sicuramente qualcosa di superato,
in quanto già nel 1948 l’OMS, all’atto della sua fondazione, si è espressa
chiaramente, definendola come “stato completo di benessere fisico,
psichico e sociale
.  Il concetto
di salute viene quindi ampliato
, integrandovi elementi oggettivi e
soggettivi, rendendolo più complesso, ma vicino all’esistenza attuale
dell’uomo.

L’epidemiologia è parte dell’igiene che studia la
frequenza con cui si manifestano le malattie e le condizioni che favoriscono od
ostacolano il loro sviluppo. Costituisce la base per una razionale profilassi
delle malattie.

Nel corso degli anni ha subìto uno sviluppo notevole perché
il focus del suo studio è cambiato di pari passo con le modifiche di profilassi
che riusciva a mettere in atto.

Nell’Ottocento la prima causa di morte erano le
malattie infettive
, per cui si generò un movimento sanitario teso
principalmente al miglioramento delle condizioni igieniche generali.

Nel Novecento iniziarono a prevalere le patologie
cardiovascolari e i tumori
. Si sono attivate così nuove vie preventive, per
incentivare stili di vita sani come: evitare fumo, alcol, alimentazione
eccessiva, fare attività fisica…

La nuova fase dell’epidemiologia ha iniziato a prendere in considerazione nuovi fattori di rischio, quelli psicosociali: la nostra salute dipende fortemente dalla nostra felicità e dalla qualità delle nostre relazioni.

Pessimismo, forte stress, sentimenti di ostilità e rabbia sono da considerare veri e propri fattori di rischio che dovremmo aggiungere alla lista e mettere bene in evidenza.

Ad esempio, il rischio legato alle malattie
cardiovascolari
, prima causa di morte nei Paesi ricchi, è doppio fra le
persone affette da depressione o malattie mentali
e una volta e mezzo per le
persone che si dichiarano infelici.

Gli effetti del benessere sulla salute sono stimati come più
ampi di quelli derivanti dall’astensione al fumo o dall’esercizio fisico
.

A questo quadro va aggiunto anche lo stress. Quando il nostro organismo subisce un insulto, come può essere un evento stressante, mette in atto tutta una serie di meccanismi per far fronte a questa situazione: il cuore e i polmoni aumentano la loro attività, si attiva il sistema immunitario, vengono rilasciati ormoni dalle ghiandole surrenali per permettere una risposta rapida, il cervello diviene più reattivo e si riduce la sensazione del dolore. Sono le componenti del cosiddetto sistema di “attacco e fuga”: un tipo di risposta ad uno stress acuto che deve terminare in breve tempo. Una sua cronicizzazione porta il nostro organismo ad uno stato di sofferenza.

Lo stress cronico ci consuma e l’infelicità è una fonte di stress. Se questa situazione permane per troppo tempo, infatti, la performance cognitiva tende a diminuire, aumentano il rischio di depressione e di insonnia, si deteriorano il sistema immunitario e cardiocircolatorio.

La felicità è un diritto e negli Stati Uniti questo è
stato messo in evidenza sin dal 1776 all’interno della Dichiarazione di
Indipendenza
. Ma si può imparare ad essere felici?

L’Università di Yale ne ha creato un vero e proprio corso online dal titolo “The science of well-being, che tradotto letteralmente significa “La scienza dello star bene”, a cura della Professoressa di Psicologia Laurie Santos. Gli obiettivi principali del corso sono: aumentare la felicità e costruire abitudini più produttive.  Al suo interno figurano moduli come: “Le idee sbagliate sulla felicità”, “Perché le nostre aspettative sono così negative?” e “Come possiamo superare i nostri pregiudizi”. La Dott.ssa Santos afferma che il corso “aiuta a correggere le convinzioni che le persone hanno su ciò che conta davvero per avere una buona vita”. Il corso durante il mese di marzo 2020, in concomitanza con la pandemia mondiale di CoViD-19 ha ottenuto un picco di iscritti passando da 500.000 allievi online a più del doppio.

La socialità

Fattore di rischio psicosociale non è solo l’infelicità, ma
anche la povertà di relazioni.

L’uomo è un animale sociale, per vivere ha bisogno di
relazioni e per poter vivere felicemente queste ultime devono essere di buona
qualità caratterizzate da affetto, vitalità, partecipazione e condivisione.
La qualità delle relazioni sociali ed affettive è il fattore che pesa di più
sulla nostra felicità.

Le attività quotidiane correlate allo sviluppo della felicità
sono quasi esclusivamente di tipo relazionali come, ad esempio, socializzare
dopo il lavoro e cenare con gli amici.

Lo ha dimostrato lo psicologo israeliano Daniel Kahneman
che nel 2002 ha vinto il premio Nobel per l’economia per i suoi studi sulla
felicità
.  Kahneman aggiunse anche
che le professioni che rendono le persone più felici sono caratterizzate da
una forte componente relazionale, come ad esempio il parrucchiere,
indipendentemente dall’aspetto redditizio.

Il denaro è spesso considerato fattore predominante per la condizione di felicità; eppure, questi studi hanno dimostrato che non è così. L’influenza del denaro sulla felicità è legata a bassi livelli di reddito, ma quando il benessere economico della persona si eleva, non si notano più differenze di felicità rilevanti rispetto al poter disporre di più o meno denaro.

“Cerchiamo di conoscere allora le cose che fanno la felicità,
perché quando essa c’è tutto abbiamo, altrimenti tutto facciamo per
possederla.”

Epicuro, Lettera sulla felicità.

L’autore

A cura dello Staff Apoteca Natura.

Bibliografia

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