Ancora troppo inquinamento atmosferico in molti stati europei: i dati dell’Agenzia Europea per l’Ambiente

La qualità dell’aria delle nostre città difficilmente costituisce un tema che guadagna l’attenzione dei media, dell’opinione pubblica e del dibattito politico, al di là di episodici momenti di attenzione, soprattutto non si discute abbastanza di come si può effettivamente agire per ridurre l’esposizione della popolazione.

L’inquinamento atmosferico deriva da numerose fonti di emissione, sia naturali che antropiche (derivanti dall’attività umana). Le principali fonti di inquinamento atmosferico di origine antropica comprendono il settore dei trasporti, il riscaldamento domestico, le attività industriali, il settore energetico, e l’agricoltura.

Il processo di combustione offre il maggior contributo all’inquinamento atmosferico, in particolare alla combustione inefficiente dei combustibili fossili (ad esempio il carbone, benzina, gasolio, ecc.) e alla biomassa (legna, pellet, ecc.) per generare energia.

Infografiche WHO

Nel 2013, l’inquinamento atmosferico esterno e uno dei suoi componenti, il PM (particolato), sono stati classificati come cancerogeni dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) dell’OMS.

L’OMS stima in sette milioni l’anno le morti premature a livello mondiale per l’esposizione agli inquinanti atmosferici, e l’Agenzia Europea per l’Ambiente stima, ad esempio, che nel 2018 l’esposizione a lungo termine al PM2,5 in Europa è stato responsabile di circa 417.000 morti premature, di cui circa 379.000 nell’UE-28.

Nell’immagine sopra, l’Agenzia Europea per l’Ambiente evidenzia per gli anni 2018-2019 e per diversi inquinanti atmosferici:
– nella colonna di sinistra la percentuale di popolazione urbana dell’Unione Europea esposta a concentrazioni superiori ai limiti previsti dalla normativa europea (recepita poi a livello nazionale);
– nella colonna di destra la percentuale della popolazione urbana dell’UE esposta a concentrazioni superiori ai valori indicati dalle Linee Guida del 2005 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per la salvaguardia della salute umana.

Immagine EEA: https://www.eea.europa.eu/publications/air-quality-status-2021/air-quality-status-briefing-2021

Secondo i dati ufficiali dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, la maggior parte degli Stati membri dell’Unione europea (UE) ha superato nel 2019 almeno uno o più dei limiti stabiliti dalle norme europee per gli inquinanti nell’aria ambiente. Sono i dati rilevati attraverso oltre 4.500 stazioni di monitoraggio in 40 Paesi del Vecchio Continente.

I limiti di legge stabiliti in Italia nel 2010, peraltro, derivano dalle Direttive dell’Unione Europea del 2008, ma questi limiti sono il frutto delle pressioni di stakeholder (ossia i portatori d’interesse) diversi e hanno tenuto conto delle situazioni più arretrate presenti in particolare all’epoca nei paesi dell’Europa orientale.

E anche se si rispettano i limiti di legge (peraltro il nostro Paese è incorso in diverse procedure di infrazione per il non rispetto neppure dei valori previsti dalle norme europee), in larga misura le concentrazioni di inquinanti rilevate superano i valori raccomandati dall’OMS per tutelare la salute con le Linee guida adottate nel 2005.

Le nuove Linee guida presentate dall’OMS il 22 settembre 2021, propongono valori ancora più cautelativi e sono il frutto di studi approfonditi che hanno coinvolto centinaia di esperti, e sono quindi fondate su evidenze scientifiche certe.

Non a caso un centinaio di società scientifiche a livello internazionale hanno sottoscritto un appello accorato chiedendo ai governi di attuare drastiche politiche per la riduzione dell’inquinamento atmosferico.

Infografiche WHO

Il confronto, per quanto riguarda l’Europa, si concentra ora sul processo decisionale nell’ambito dell’Unione Europea per adottare una nuova Direttiva che fissi nuovi limiti, il più possibile coincidenti con i valori proposti dall’OMS.

I dati dell’EEA (Agenzia Europea per l’Ambiente) mostrano che l’inquinamento atmosferico rappresenta ancora un grave rischio per la salute degli europei.

Particolato (PM10)

Il PM10 sono particelle di diametro uguale o inferiore a 10 micron. Sono emesse principalmente dai combustibili per il riscaldamento domestico, altre fonti importanti sono le attività industriali, l’agricoltura e i trasporti stradali. Alcune provengono anche da fonti naturali come il sale marino o la polvere sahariana e, infine, alcuni si formano nell’atmosfera dalla combinazione di diversi gas.

Il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (SNPA), composto dalle agenzie ambientali regionali e delle province autonome, ha rilevato nel 2019 il superamento del valore raccomandato dall’OMS nelle vecchie linee guida per la media annuale (che indica l’esposizione media della popolazione a questo inquinante) in 395 stazioni di monitoraggio su 521 (cioè il 76%).

Particolato fine (PM2,5)

Il PM2.5 sono particelle con diametro uguale o inferiore a 2,5 micron. Sono emesse principalmente dai combustibili per il riscaldamento domestico, dalle attività industriali e dal trasporto su strada. Come per il PM10, possono anche provenire da fonti naturali e possono formarsi nell’atmosfera. Le emissioni agricole di ammoniaca contribuiscono in modo significativo alla formazione di particelle nell’atmosfera.

Il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (SNPA), ha rilevato nel 2019 il superamento del valore raccomandato dall’OMS nelle vecchie linee guida per la media annuale (che indica l’esposizione media della popolazione a questo inquinante) in 235 stazioni di monitoraggio su 290 (cioè l’80%).

È quindi estremamente importante sensibilizzare l’opinione pubblica della rilevanza di questi temi, affinché i cittadini-elettori possano a loro volta fare in modo che la questione entri nell’ “agenda” politica, diventando una priorità per gli amministratori pubblici, sia a livello nazionale che locale.

l ruolo della società civile è essenziale e per questo segnalo con piacere una iniziativa di Cittadini per l’aria, una associazione che opera in Lombardia ma che ha creato una rete a livello nazionale, che ha recentemente prodotto una “Guida per i cittadini” indicando 11 punti fondamentali e già sperimentati in tante città europee che hanno portato a migliorare la qualità dell’aria, la sicurezza stradale e più in generale l’ambiente urbano.

Ecco i temi proposti dalla Guida:

  • Percorsi ciclabili
  • Depavimentazione e aumento del verde in città
  • Zone a traffico limitato
  • Città a 30 km/h
  • Strade scolastiche sicure
  • Riduzione delle auto in sosta
  • Campagne di informazione sulla qualità dell’aria
  • Trasporto pubblico su corsie preferenziali
  • Non più impianti a legna, pellet e gasolio
  • Mobilità condivisa e super ciclabili
  • Attenzione al greenwashing! (comportamenti di aziende, enti o altri che si presentano come attenti all’ambiente, ma in realtà si tratta solamente di un atteggiamento di facciata e non sostanziale)
Infografiche WHO

 

“Il futuro è nelle tue mani”, questo l’appello dell’associazione che invita i cittadini a non sottovalutare mai la forza delle proprie parole, azioni e voto. Ogni cittadino può far valere le proprie idee per costruire una città migliore e più sostenibile.

Contribuire attivamente alla città che vorremmo e aiutare a creare una nuova mentalità, dove le persone e l’ambiente si riprendono il posto che meritano: al centro dell’attenzione delle politiche cittadine.
 
Cosa fare ognuno nel proprio quotidiano:

  • Per muoversi in città usare il più possibile la mobilità pedonale, ciclabile o il trasporto pubblico
  • Per riscaldare la propria abitazione utilizzare possibilmente le fonti rinnovabili e comunque non utilizzare le biomasse e il gasolio
  • Se possibile utilizzare gli incentivi disponibili per aumentare la classe energetica della propria abitazione.

Autore

Marco Talluri

Giornalista scientifico e comunicatore, attivo sul blog Ambientenonsolo. Ha lavorato dal 1978 nel campo della comunicazione e informazione, prima, dal 1988 al 2003, come responsabile di ATAF, azienda di trasporto pubblico, poi, dal 2003 a fine marzo 2021, di ARPAT, Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente. In tale veste ha coordinato dal 2015 la rete dei comunicatori del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (SNPA).

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